Accessibilità

8 marzo 2022

Tre Donne che hanno fatto la storia

In occasione della Giornata Internazionale della Donna 2022, i Comuni dell'Unione del Distretto Ceramico aderenti al Protocollo d'Intesa in materia di Pari Opportunità ospiteranno sul Territorio alcuni cubi dedicati a Donne protagoniste della Storia mondiale.
In particolare a Sassuolo ospiteremo

 

Ada Lovelace • L’incantatrice di numeri

Matematica (1-2)  

(Londra, 10 dicembre 1815 – 27 novembre 1852)  

Figlia di Lord Byron, diviene una delle donne più famose d’Inghilterra ed Europa  grazie alla sua passione e al suo talento per la matematica. Fin da piccola si  abbandona al fascino dei numeri e appena adolescente supera i suoi insegnanti  divenendo una scienziata. Ovviamente una donna dedita allo studio della  matematica, era mal vista dalla società. Nei suoi scritti, infatti, Ada sottolinea  spesso la frustrazione per il disprezzo e la mancanza di considerazione del suo  lavoro. Per fortuna ha il sostegno della famiglia e all’età di diciassette anni conosce  Charles Babbage, il padre dei computer, l’uomo che la definirà l’incantatrice di  numeri. L’incontro le cambia la vita: i due cominciano una stretta collaborazione, e  mentre Ada traduce in inglese i lavori del matematico italiano Luigi Menabrea,  aggiunge alla traduzione diverse note e appunti, compreso l’algoritmo che è tuttora  riconosciuto come il primo programma informatico della storia.  Oggi Ada Lovelace è considerata il simbolo di tutte le donne che dedicano la loro  vita alla scienza e della ricerca, ma a lungo il suo contributo è stato volutamente  ignorato. Solo nel 1979 il Ministero della Difesa statunitense onorerà la sua  memoria e il suo lavoro chiamando Ada un linguaggio di programmazione.

“Per quanto io possa comprendere bene, ciò che capisco può essere soltanto una  frazione infinitesimale di tutto ciò che voglio comprendere.”

 

Kathrine Switzer • La prima maratoneta

Maratoneta e attivista  

(Amberg, 5 gennaio 1947)  

Kathrine Switzer, maratoneta e attivista statunitense, è la prima donna della storia  a correre la maratona di Boston in un’epoca in cui alle donne era vietato gareggiare.  È il 1967, Kathrine per partecipare si iscrive con le iniziali del nome, potrebbe  gareggiare in incognito, ma il giorno della maratona si presenta con orecchini e  rossetto rosso. Il direttore di gara, Jock Semple, vuole fermarla a qualunque costo,  la strattona e cerca di strapparle la pettorina, ma Kathy Switzer continua a correre,  il resto è storia. Taglia il traguardo con la pettorina numero 261, in 3 ore, 21 minuti  e 40 secondi. Le sue foto faranno il giro del mondo e il 261 diventerà uno dei  simboli della lotta per i diritti delle donne nello sport. Tre anni dopo, la maratona di  Boston sarà accessibile anche alle atlete. Dopo Boston, Switzer si impegna  attivamente per promuovere la partecipazione femminile alle maratone organizzate  in tutto il mondo. Vincerà la Maratona di New York del 1974. Nel 1984,  alle Olimpiadi di Los Angeles, verrà introdotta la maratona femminile tra le  specialità olimpiche. 

“A quel punto non sapevo se sarei riuscita a continuare, ma sapevo che se avessi  smesso, nessuno avrebbe mai creduto che le donne avevano la capacità di correre  per oltre 26 miglia. Se avessi smesso, tutti avrebbero pensato a una trovata  pubblicitaria. Se avessi smesso, avrei riportato indietro lo sport femminile, invece  che avanti. Se avessi smesso, Jock Semple e quelli come lui avrebbero vinto. Così  ho trasformato la mia paura e la mia umiliazione in rabbia.”

 

Vera Gedroits
Chirurga  

(Slobodiše, 19 aprile 1870 – Kiev, marzo 1932)  

Nata da una famiglia nobile di origini lituane con il titolo di principessa, Vera  Ignatievna Gedroits, inizia studiare medicina in seguito alla morte del fratello  Sergei. Si laurea in Svizzera e, dopo aver lavorato come assistente di un famoso  chirurgo, diviene la prima chirurga militare dell’Impero russo. Spesso opera in  situazioni estreme, in ospedali da campo improvvisati, ma grazie alla sua abilità,  alla rapidità degli interventi e all’adozione di procedure chirurgiche innovative  porta a termine centinaia di operazioni. Le pratiche e le metodologie da lei  introdotte, descritte in alcuni dettagliati studi scientifici, verranno poi adottate  dall’esercito russo. Nel 1929 torna a Kiev dove insegna chirurgia presso l’Università  della città. Negli ultimi anni si ritira a vita privata, convive con la sua compagna, si  dedica alla scrittura e pubblica scritti e poesie con lo pseudonimo di Sergei  Gedroits, in memoria del fratello scomparso. Verrà ricordata come la prima  chirurga russa a operare in guerra, la prima donna a diventare professoressa di  chirurgia e la prima ad aver lavorato come medica alla corte imperiale di Russia. 

“Le misteriose volte tacciono,  

dentro, come prima, gemiti e sangue, 

ma gli anni di fuoco si sono esauriti.”

 

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